6 marzo 2010

Diritto e rovescio. Firme, decreti ad listam e leggi ad castam

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni

Ora che sembra finita (?) la saga dell'ammissione delle liste elettorali in Lombardia e nel Lazio con un "decreto ad listam" alla tredicesima ora, sia consentito a un povero Uff.A. qui in basso - che deve occuparsi anche di materia elettorale, tra l'altro - di esprimere qualche considerazione breve e sintetica.

1. Come si ricava dalle istruzioni ministeriali che arrivano ogni anno in tutti gli uffici comunali (non sempre in tempo!), le elezioni regionali sono regolate dalla legge 108 del 1968. Per quello non espressamente previsto dalla legge 108, si fa riferimento al DPR 570 del 1960 che riguarda l'elezione dei comuni. Norme quindi che hanno dai 40 ai 50 anni di vita...

2. Le istruzioni ministeriali per il 2010 sono scaricabili dal 6 febbraio scorso anche online sul sito del ministero dell'Interno (cliccare qui). Per verificare quanto dico sopra al n. 1, si legga la premessa a pagina 2 delle istruzioni.

3. Posso assicurare che il manuale con le istruzioni di quest'anno è praticamente identico a quello dell'anno scorso e dell'anno prima. Non vi sono sostanziali innovazioni da anni.

Prima provvisoria domanda:
Come possa essere
- che il maggiore partito italiano "sbagli" qualcosa nella presentazione delle candidature,
- le liste vengano escluse,
- scoppi una mezza rivoluzione,
- si incrinino i rapporti tra Quirinale e Palazzo Chigi,
- vi sia un decreto che "interpreti",
- i TAR che forse del decreto se ne fregheranno,
- e noi che ci ritroveremo qui con un cerino in mano,
beh, questo è un mistero inspiegabile.

A meno che non sia successo quello che penso che sia successo.
Magari lo sanno già tutti, e sono io che arrivo tardi.

Potrebbe essere successo questo.
Intendiamoci, è solo un'ipotesi, io mi occupo di anagrafe e non di elettorale.
Potrebbe essere successo che il maggior partito italiano (che notoriamente ha al suo interno due grosse "anime" che l'hanno costituito tra il 2008 e il 2009) abbia tardato fino all'ultimo a presentare le carte presso i tribunali competenti perchè impegnato in lotte intestine per la definizione dei nomi sulla lista (un tot a me, un tot a te).

Ma come può avvenire ciò, se la legge (art. 9, comma 3 della ricordata legge 108 del 1968) dice che le liste vanno presentate da un certo numero di sottoscrittori (normali cittadini elettori) che firmano moduli con sopra già stampati il simbolo e le generalità di tutti i candidati?

Come può avvenire che a poche ore dalla scadenza (fissata a mezzogiorno di sabato 27 febbraio), ancora la sera prima vi siano grandi discussioni nei partiti per chiudere le liste e poi miracolosamente nella notte si trovino migliaia di cittadini che firmano i moduli e poi decine di pubblici ufficiali che autenticano quelle firme (vale a dire: che attestino che hanno visto quei cittadini firmare e che li hanno identificati)?
Si capisce che basta un po' di traffico in città, la stanchezza, la fame, un panino ingoiato in fretta, per mandare tutto per aria.

No. Nessun miracolo. Nessun cittadino svegliato nella notte. Nessun autenticatore a fare lo straordinario notturno.

La realtà è che tutte quelle firme sono già state raccolte giorni prima, su moduli in bianco, senza candidati nè simboli. E che gli autenticatori non hanno mai visto firmare nessuno.

La realtà è che una "legge ad castam", la n. 53 del 1990 - ipocritamente intitolata "Misure urgenti atte a garantire maggiore efficienza (!) al procedimento elettorale" - all'articolo 14 ha esteso il potere di autenticare non solo a pubblici funzionari (notai, cancellieri del tribunale, segretari comunali, impiegati incaricati dal Sindaco) ma anche ad assessori e consiglieri comunali e provinciali: in pratica a dei politici, che dovrebbero essere i controllati.

La realtà è che - ad esempio - i radicali, che non hanno quasi nessun assessore o consigliere, hanno potuto contare solo sui funzionari pubblici. E hanno dovuto inviare ai comuni i moduli perfettamente in regola (non certo in bianco!) perchè i funzionari comunali autenticassero le firme di cittadini che eventualmente si fossero presentati a sottoscrivere le liste radicali.
Anche nel mio comunello qua in basso è arrivato un modulo dei radicali, perfettamente in ordine, con stampati simbolo e candidati, proprio come dice la legge.
E quante firme hanno raccolto i radicali nel mio peraltro piccolo comune, seguendo la legge? Risposta facile: zero.

Certamente questa è una piaga che non affligge solo il Popolo della Libertà. Ma non può essere un caso che alle prime elezioni regionali in cui si presenta come tale (essendo nato tra il 2008 e il 2009), sia caduto proprio quel partito. Non perchè sia il solo a comportarsi illegalmente, ma perchè è il più diviso e ci ha messo più tempo. Altri partiti ci hanno solo messo meno, e invece di presentarsi in tribunale alle 12, magari sono arrivati alle 11. E si sono salvati.

Adesso il decreto è fatto. La legge è salva, la legalità un po' meno; il diritto - di cui questo paese è la culla, ma forse anche la tomba - versa invece in coma profondo.
E' l'Italia, bellezza.