25 gennaio 2009

Basta certificati: girino le informazioni, non i cittadini (con due modelli scaricabili)


Parliamo di autocertificazione, ovvero di quella magnifica trovata, escogitata or sono 40 anni fa, per fare avanzare un paese arretrato, fondato (allora, s'intende, allora!) su carta e timbro.

L'autocertificazione è quella scommessa (audace, per un Paese come il nostro) per la quale:
a) il cittadino, che è sempre "presunto innocente", dichiara la verità all'amministrazione pubblica;
b) l'amministrazione pubblica, fiduciosa ed efficiente, accetta e subito controlla la dichiarazione con ciò che risulta in un'altra amministrazione pubblica;
c) se quanto dichiarato non collima con la verità, il cittadino è penalmente sanzionato da una giustizia rapida e giusta;
d) il risultato che si ottiene è che a viaggiare tra uffici sono le informazioni e non più i cittadini.

Essendo questo il Paese che è, ed essendo i cittadini e gli impiegati pubblici quello che sono, ovviamente il limpido quadro delineato sopra non è sempre così limpido; vi sono incrostazioni dure.

I cittadini preferiscono "essere a posto con le carte" e spesso chiedono certificati di loro iniziativa, anche quando non sono richiesti o prima ancora di sapere cos'è effettivamente richiesto. In questo spesso "aiutati" dai vari patronati, sindacati, associazioni di categoria, che - non essendo pubblici dipendenti - sono legittimati a non fidarsi mai di chi sta loro davanti: "Siete in quattro in famiglia? sicuro? fa vedere il certificato!"

Gli impiegati pubblici spesso preferiscono chiedere il certificato al cittadino, dato che il sistema delineato li costringe a controlli. Che significa: trovare l'amministrazione che ha il dato, trovare il numero di fax, fare il fax, aspettare l'arrivo della conferma, eccetera. Molto meglio far girare il cittadino e trovarsi sulla scrivania il certificato bell'e pronto.
Ma anche gli impiegati che dovrebbero certificare - e questo è il caso anche di quelli dell'anagrafe - spesso preferiscono premere il pulsante al computer e certificare, piuttosto che spiegare pazientemente al cittadino diritti e opportunità dell'autocertificazione. Se è uno straniero, poi, tutto si complica, la lingua...

Risultato: si fanno una marea di certificati e si perde una marea di tempo per niente.
(Per alcuni aspetti collaterali relativi all'imposta di bollo, rimando al post Pagare meno, pagare tutti.)

Presento allora qui due modelli di autocertificazione, che sono poi i modelli più richiesti allo sportello, vale a dire l'autocertificazione di residenza e quella di stato di famiglia.
Non sono modelli originali (non ne esistono, la legge non ne parla, vanno bene anche su carta da formaggio), ma sono stati elaborati partendo da altri.
Di buono hanno alcune spiegazioni inserite nel corpo del modello (non tante!) come la specificazione che non è necessario autenticare la firma, e la dichiarazione di consenso affinché il privato destinatario dell'autocertificazione possa controllare presso l'ufficio anagrafe competente. Sì perché anche i privati possono accettare autocertificazioni, anche se non vi sono obbligati come lo sono i dipendenti pubblici.
Nella mia zona ora le accettano anche alcune agenzie di assicurazione auto (che non sono mai esenti dal bollo, checché se ne dica). Invece di chiedere il certificato al cittadino e obbligarlo al pagamento della marca da bollo, accettano l'autocertificazione e richiedono via fax la conferma, avendo avuto il consenso dai loro clienti. Conferma che viene prontamente data, sempre via fax.
E voglio anche far loro pubblicità: sono per ora Generali, Ina Assicurazioni e Reale Mutua.

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