17 marzo 2011

17 marzo: è festa, ma non per tutti (in particolare per alcuni politici)

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Il 17 marzo 2011 è finalmente festa del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Ma non per tutti.
In particolare non chiedete di festeggiare ai politici che l'hanno proclamata, perché non saprebbero che dirvi.

Le Iene l'hanno chiesto a politici vari fuori da Montecitorio.

Guardare qui per (non) credere.



Post scriptum:  Ho capito perché i parlamentari non sanno niente della festa.
In realtà non l'hanno proclamata loro, ma è stato il Governo che ha fatto un decreto-legge, il n. 5 del 22 febbraio scorso, a meno di un mese (!) dal 17 marzo. Le Camere hanno sessanta giorni per convertire in legge il decreto: vuol dire che i deputati studieranno adesso.

Post Post scriptum: E che succede se passati i sessanta giorni, a fine aprile non lo convertono? Gli diamo indietro la festa, i soldi e le bandiere?

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30 gennaio 2011

Agli onori della cronaca balzano parole antiche e desuete

Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Da tempo - senza riuscirci mai - vorrei affrontare il rapporto tra etica professionale e il lavoro dell'ufficiale di anagrafe - e ho espresso in questo post un certo disagio nel non avere ottenuto nessun contributo sul tema.

Quello che era certo nella mia testolina è che avrei cominciato dalla Costituzione, da quell'articolo 54 che dice così:

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

A dir la verità mi sembrava che ci fosse necessità di rispolverarlo questo articolo, sia nella prima parte sia nella seconda che come Uff.A ci riguarda in particolare, essendo noi appunto tra i "cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche".

Credo di non essere il solo a percepire in quelle due paroline così demodé, "disciplina e onore", un sentore di vecchiume, un profumo ottocentesco di "buone cose di pessimo gusto", di sentimenti ormai morti e sepolti dalla modernità.

Grande è stata quindi la mia sorpresa quando quelle due paroline e tutto l'articolo della Costituzione  ha avuto nei giorni scorsi l'onore della cronaca per la citazione che ne ha fatto il cardinale Bagnasco a un'assemblea episcopale a proposito di alcuni recenti fatti che coinvolgono il presidente del Consiglio dei Ministri.

Ma guarda! mi sono detto.
La devono ricordare i vescovi agli italiani, la Costituzione italiana?
Questo Paese è così tanto smarrito?

Il sentore di stantio che emanano parole come disciplina e onore dice molto su questo Paese, alla vigilia (il prossimo marzo) dei suoi primi 150 anni.

Ma - tornando a noi - cosa dicono queste due paroline a noi pubblici dipendenti e in particolare a noi Uff.A?
Nella mia esperienza mai ho sentito citare questo articolo in riunioni, assemblee, corsi, giornate di studio, incontri in qualsiasi modo denominati. Io stesso mi sono imbattuto in questo articolo della Costituzione per caso, oltre dieci anni fa, mentre ricercavo altro.

Mi mancano le parole, perfino, per rendere concreto cosa sia lavorare con disciplina e onore nelle nostre occupazioni quotidiane, tra residenze vere e fittizie ad esempio.
Chi ne ha?