7 febbraio 2009

Per favore non semplificatemi più (neanche la carta d'identità)

Nota: post semiserio con postilla serissima

Il ministro per la semplificazione normativa, sen. Roberto Calderoli


Vorrei trattare brevemente la vicenda semicomica dell'estensione della durata della carta d'identità (cdi), passata da 5 a 10 anni grazie all'articolo 31 del decreto legge 112 del 2008, poi convertito nella legge 133, premesso che il rilascio della carta non è affatto un adempimento dell'anagrafe (anche se spesso è quello l'ufficio che se ne occupa).
La vicenda getta una luce sinistra sulla qualità della legislazione e del legislatore, nonché di chi in alto interpreta la legge per noi qui dal basso.

Il decreto 112 è il famosissimo decreto governativo contestato da sindacati e studenti lo scorso anno, per esempio per le nuove norme sulle assenza per malattia o la trasformazione delle università in fondazioni. Ha l'altisonante titolo "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" (ma la cdi che c'entra?) e 85 articoli.
Sotto la voce "Capo VII - Semplificazioni" (ahi, le semplificazioni...) che va dall'articolo 24 al 45, è presente anche l'art. 31 che dice che la carta ora dura 10 anni e e durano 10 anni anche le carte valide alla data di entrata in vigore del decreto (cioè lo stesso giorno 25 giugno 2008).

1) Il primo problema l'ha creato proprio l'immediata entrata in vigore: per qualche giorno c'è stato chi non conoscendo il decreto ha emesso carte con su scritto ancora: validità 5 anni.
Questo poiché il governo ha usato lo strumento del decreto-legge, previsto dall'art. 77 della Costituzione che dice
testualmente così: "Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere [...]".
Qualcuno mi deve spiegare se portare da 5 a 10 anni la cdi possa configurarsi come straordinario caso di necessità e urgenza. Mi deve spiegare perché il governo usa questo strumento, perché i tecnici dei ministeri non vedono il ridicolo della cosa e perché infine il presidente della repubblica convalidi il tutto con la sua firma.

2) Quasi subito su Internet (e peggio per chi non lo frequenta) è apparsa la circolare n. 8 del 26 giugno prevedente per le cdi ancora valide che "il Comune dovrà procedere con la convalida del documento originario per gli ulteriori cinque anni, apponendo la seguente apostilla: “validità prorogata ai sensi dell’art.31 del D.L. 25/6/2008 n.112 fino al … “.
Dall'uso dell'espressione "il Comune dovrà procedere alla convalida" è sembrato ad alcuno che vi fosse necessità della postilla, mentre il decreto dice semplicemente che durano 10 anni anche le carte in corso.
Ed è stato tutto un correre
ai comuni di gente cui era stato detto (da uffici, poste, patronati e altro) di farsi fare il timbretto sennò la carta non era valida... Uffici, poste e patronati che avrebbero ben potuto accettare carte perfettamente valide a rigor di legge.

Postilla al testo:

I puristi hanno notato subito che in italiano si dice postilla, in francese apostille e non si capisce quale delle due lingue parli il prefetto Porzio che firma la circolare. L'autore comunica che in questo scritto si è usata la lingua italiana
.

3) Poi è arrivata la circolare n. 12 del 27 ottobre, che riconoscendo che permanevano dubbi di carattere interpretativo e operativo (sublime!) ha veramente incasinato tutto, in tre pagine e 12 punti, inaugurando tra l'altro la moda dell'andirivieni dei nulla osta alla postilla tra comuni di rilascio e comuni di attuale residenza e conferendo natura certificativa alla postilla, che pertanto va firmata, bollata e datata come un certificato
(ma che certificato è?).
Di una certa sua inarrivabile chiarezza brilla il punto 5 della circolare che dice esattamente così: "E' consentito apporre l'apostilla di proroga presso il comune di dimora sulle carte rilasciate dal medesimo Comune dove il cittadino aveva prima la residenza, previa richiesta di nulla osta del Comune ove al momento risiede". Se avete bisogno di rileggere, fate pure...

Addirittura è arrivato da noi quaggiù in basso un cittadino che - presentatosi in un ufficio che non ricordo con la sua bella postilla che gli avevamo fatto secondo la prima circolare - è stato invitato a venire a farsi fare la firma, il bollo e la data secondo la seconda circolare, che sennò la postilla non era valida. E lui paziente è venuto da noi per due volte...

Vabbe', la pianto qui. Ma attenti lettori troveranno molte cose buffe nelle due circolari e se vorranno, potranno inviare i loro graditi commenti.

Post scriptum (o postilla):
Oggi su tutti i giornali c'è la vicenda dello scontro Berlusconi - Quirinale proprio sulla questione del decreto legge che affronto di striscio sopra al punto 1. Può essere l'occasione per rileggersi la Costituzione.

3 commenti:

  1. Stavo cercando anche io di raccapezzarmi sulla questione proporga delle carta di identità (devo scrivere un articolo per un giornale) e ineffetti e un bel caos. Sono arrivata al tuo post quando già avevo ricostruito la vicenda delle varie circolari ( peccato, ad averlo trovato prima avrei risparmiato un bel po' di tempo passato su internet e di telefonate). Complimenti, scrivi davvero bene. lettura istruttiva e divertente! Laura

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  2. Grazie Laura per le cortesi parole. Fammi sapere quando esce il tuo articolo e mandami magari il testo (o il link), sono molto interessato...
    Ciao
    AdB

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  3. Ora che abbiamo visto l'articolo di Laura sul Salvagente, ci rimane un dubbio. Dove si mette il timbro dell'apostilla sulle carte d'identità elettroniche?

    p.s. Complimenti per il blog, seppure (sembra) poco frequentato. Persevera, i curiosi arriveranno!

    LeleAnagrafe

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